Borgo di Perticara
Perticara, immersa tra le pinete su un versante del Monte Aquilone, è stata centro minerario di rilevanza nazionale. Si estraeva zolfo già nell’antichità ma il filone principale fu sfruttato solo dal 1917, impegnando 1600 uomini in quella che diventò una vera e propria città sotterranea con 100 chilometri di galleria su 9 livelli.
Oggi il borgo ospita il locale Museo Storico Minerario, il Sulphur che ha l'intento di documentare l’attività estrattiva conclusasi nel 1964.
Si tratta di un interessante percorso museografico che racconta una storia intessuta di sacrifici, fatiche e pericoli.
Importante esempio di archeologia industriale, il Museo si propone come punto di riferimento per quanti desiderino “esplorare” l’esperienza della miniera, uno spaccato di conoscenze geologiche, industriali, economiche che fanno da sfondo a tante vicende umane.
Un po' di storia
Con i Monti Perticara, Pincio e Aquilone, questa frazione era già abitata nell’età del ferro, si offre per escursioni, arrampicate in vere palestre di roccia, voli col deltaplano, addestramenti e divertimenti alla “Rambo” nel Parco Avventure Skypark.
Il passato qui ha tracce protostoriche, etrusche e romane. Il centro estrattivo dello zolfo, ora dismesso, che ha lasciato un segno indelebile nella società locale, è testimoniato dalla frazione di Miniera e nel considerevole Museo storico minerario Sulphur, grazie al ricco patrimonio di reperti che trova rigorosa collocazione negli ambienti originali.
Fantasmi & leggende
Perticara casa dello zolfo
La miniera di Perticara, dall’antichità ad oggi, è carica di leggende e di vicende avvolte anch’esse nell’imperscrutabile.
Tra le più importanti d’Italia, si presenta con oltre 100 Km di gallerie poste su ben 9 livelli. Fu attiva dal 1741 fino al 1964 anche se numerosi sono gli indizi di una attività estrattiva molto più antica. Il luogo oggi vive grazie a un importante museo, Sulphur Museo Storico Minerario, che ne testimonia la lunga e complessa storia e lo fa rievocando l’attività nelle varie fasi che vanno dall’estrazione alla fusione dello zolfo e il tutto culmina ne La miniera, fedele e realistica nonché suggestiva, ricostruzione di un itinerario sotterraneo.
Perticara è un bacino minerario per vocazione, poiché 5 milioni di anni fa si depositarono tra le sue marne argillose strati di gesso e calcare solfifero. Da qui un’attività estrattiva che ha fatto fiorire enormemente l’economia locale e dell’intera Valle del Marecchia. E accanto ad essa storie divenute nel tempo racconti fantastici arricchiti anche di vicende enigmatiche.
Il Sasso del Diavolo
Esiste un’altra leggenda, o meglio un’altra versione della leggenda, riguardo al noto Ponte di Tiberio.
Prima di mettere mano all’eccezionale impresa di portarlo a termine, l’imperatore Tiberio si rivolse al Padre degli Dei in questo modo: «Signore, dove mai potrò trovare il materiale idoneo per questa costruzione?» Il suo Dio rispose: «Al Monte della Perticara troverai macigni adatti e in abbondanza». L’imperatore chiese come avrebbe fatto a portarli fino a Rimini. Ecco dunque l’intervento del diavolo. «Solo il Diavolo ti può fare questo servizio e gli passerò una parola». Questa la proposta: «Spirito delle tenebre, i romagnoli stanno costruendo un ponte sul Marecchia e hanno bisogno di te per il trasporto delle pietre da Perticara fino quì. Se ti presti ti darò chi per primo attraverserà il ponte». Il maligno accettò l’impresa e si mise subito d’impegno. In poco tempo i lavori furono ultimati.
Ora toccava a Dio mantenere la sua parola ma questi fece attraversare il ponte per primo ad un cane. Il diavolo, deluso e arrabbiato, si rifiutò di trasportare l’ultimo carico. Così al Monte della Perticara è rimasto un masso, destinato al Ponte di Tiberio di Rimini ed così che nacque quello che chiamano il ‘Sasso del Diavolo’.
Nel territorio, collegati all’estrazione dello zolfo, esistevano i mulini della polvere da sparo che hanno cessato l’attività con la chiusura della miniera. Nell’Alta Valle insistevano numerosi impianti, uno di questi a Novafeltria è conservato alla stregua di un museo di proprietà comunale, si tratta dell’ex Polverificio Bonifazi.