Borgo di Montegridolfo
Montegridolfo fa parte de “I Borghi più Belli d’Italia” e di Borghi Viaggio Italiano.
Delizioso e invitante il suo borgo, un cassero della cui esistenza si fa menzione già attorno al 1000, che si presenta nella sua integrità, interamente protetto dalle alte mura ad unico accesso, con torre che sovrasta la porta cinquecentesca.
L'impianto urbanistico è rimasto quello medioevale, il terrapieno è circondato da forti mura fiancheggiate da torrioni, all’interno si sviluppa l’intero borgo fatto di viuzze su cui si affacciano gli edifici principali e le casupole.
Il palazzo del Municipio è proprio attaccato alla porta di ingresso, l’altro edificio notevole è Palazzo Viviani (ora adibito a prestigioso albergo a 4 stelle e ristorante) che sorge sui resti della Rocca.
Tutto il centro storico restituisce l’immagine precisa del piccolo castello che ha saputo conservarsi ed adattarsi con armonia nel corso di diversi secoli.
Segnaliamo anche la veduta panoramica che dalle mura si ha della costa pesarese, riminese e della bassa vallata del fiume Foglia.
Con decreto ministeriale del 16 dicembre 1976, il Castello di Montegridolfo con la sua collina circostante, sono stati dichiarati bellezze di pubblico interesse naturale, estetico e tradizionale e pertanto, sottoposti a tutela paesaggistica.
Tante le cose da non perdere una volta arrivati al borgo.
Cinta muraria
Edificata dalla famiglia Malatesta è assai poderosa ed è rafforzata da bei torrioni. Accedendo al Castello la si costeggia in parte fino a raggiungere l’unico varco d’accesso. Da essa si gode un ampio panorama dalla marina alle colline.
Porta del Castello
L’elegante apertura, sormontata dalla Torre, è cinquecentesca. Procedendo su un camminamento rialzato si accede alla Torre, mentre oltrepassando la porta si entra nella piazza su cui prospetta il palazzo del Comune. Al centro la Cappella Viviani, con una copia della Madonna nera, che ha preso il posto della duecentesca Chiesa andata distrutta.
Centro storico
L’impianto urbanistico è rimasto medioevale, strutturato in strette contrade, alcune coperte. Passeggiando per il borgo si è rapiti da un’antica aura armoniosa. Ad attualizzare il tutto la presenza di botteghe e ristoranti.
Palazzo Viviani
Interessante edificio che sorge sui resti della Rocca di notevole attrazione. Oggi è un prestigioso albergo e ristorante, con giardino d’inverno e parco. Deve il nome a un nobile urbinate nominato cavaliere da Napoleone.
Un po' di storia
Anche la storia di Montegridolfo è legata alla famiglia Malatesta ed è infatti caratterizzata da continui attacchi e conquiste da parte dei Malatesta e dei Montefeltro, ai quali apparterrà vicendevolmente per vari anni.
Già un primo castello esisteva nell’anno 1000. Nel 1148 apparteneva all’abbazia di San Pietro di Rimini e fu in seguito un comune ghibellino.
I guelfi romagnoli tentarono più volte di impossessarsi del castello di Montegridolfo, in particolare i vicini di Mondaino e di Saludecio che saccheggiarono la chiesa di San Pietro di Montegridolfo e ne bruciarono i libri sacri. Per questo vile gesto vennero chiamati traditori e odiati dai Montegridolfesi per molti secoli.
La rivalità fra la famiglia dei Malatesta e i Montefeltro peggiorò le cose, perché Montegridolfo si trovava proprio sul confine!
Nel giungo del 1336 Ferrantino Malatesta (fratello rivale del Duca di Rimini), alleatosi con i nemici Montefeltro, attaccò il castello di Montegridolfo recandovi moltissimi danni. I Malatesta per non soccombere all’attacco traditore assoldarono milizie fiorentine, costrinsero Ferrantino a ripiegare su Urbino e cosi il castello di Montegridolfo rimase ai Malatesta che negli anni successivi lo restaurarono costruendo mura più alte.
Il castello aveva la forma rettangolare, con agli angoli 4 torrioni; oggi ne è rimasto uno solo più quello trasformato in torre campanaria con la porta, gli altri due sono stati inglobati nel Palazzo Viviani, oggi diventato un hotel.
Malatesta, famiglia litigiosa
Montegridolfo, come Saludecio e Mondaino e altri paesi della zona, nella prima metà del Trecento furono teatro di lotte interne alla famiglia dei Malatesta. In particolare i cugini Ferrantino Novello, Galeotto e Malatesta Guastafamiglia furono coloro che si azzuffarono senza ritegno.
Il primo era figlio di Ferrantino e nipote di Malatestino dall’occhio, i secondi erano figli di Pandolfo I, fratello di Malatestino.
Le liti, o meglio le lotte, durarono a lungo e si risolsero con la sconfitta di Ferrantino, che addirittura si era alleato con i nemici Montefeltro e aveva costituito una specie di Signoria personale ubicata sulle colline romagnole, nelle vicinanze di Urbino.
L’intero paese fu vittima di queste lotte, al punto che proprio Ferrantino lo fece distruggere completamente nel 1336. Cinque anni dopo era già stato ricostruito da parte di Galeotto e Malatesta Guastafamiglia, seguendo un piano urbanistico ben preciso, che lo rendeva più possente grazie a mura più alte e all’aggiunta di 4 torrioni e che oggi è ancora sostanzialmente intatto.
L’impianto castellare, veramente incantevole, ristrutturato nel suo complesso alle soglie del 2000, poggia su un terrapieno, circondato da alte mura a scarpa, le abitazioni sono scrupolosamente allineate lungo tre strade parallele e l’accesso si ha attraverso una porta-torre con ponte levatoio. La rocca, i cui resti risultano inglobati nel Palazzo Viviani, dal nome del nobile urbinate che ne fu proprietario, nominato cavaliere da Napoleone Bonaparte, fu generosamente donata nel 1503 da Cesare Borgia, il Valentino, al suo amatissimo “boia”, don Micheletto.
Fantasmi & leggende
A differenza degli altri castelli della Riviera di Rimini, Montegridolfo non vanta né fantasmi, né tesori nascosti. La sua storia, le sue curiosità i suoi aneddoti sono tutti splendidamnete reali.
Visitare il Museo della linea dei Goti ad esempio, è un tuffo in un storia relativamente recente, dove si osserva il luogo della battaglia di Montegridolfo e lo sfondamento delle difese tedesche nell'agosto del 1944.
Il Museo è ricco di cimeli bellici che risalgono alla seconda guerra mondiale quando i tedeschi approntarono la linea difensiva gotica per ostacolare l'avanzata delle truppe alleate.