Castello di Montebello
Nell'entroterra di Rimini, la Rocca di Montebello di Torriana domina elegante la valle del Marecchia e dell'Uso, dall'alto dei suoi 436 metri: l'affascinante percorso tra storia, arte e natura è reso ancor più misterioso e magico per la leggendaria presenza di Azzurrina, ovvero Guendalina la bambina con “… gli occhi color del cielo e i capelli chiari coi riflessi azzurrini …” scomparsa nel lontano 1375 che ancora - secondo gli appassionati di fantasmi e paranormale - si rivela.
Se la Rocca fu anticamente teatro di numerose battaglie, oggi offre ai visitatori la quiete silenziosa di un panorama mozzafiato che incanta.
Sorta nell'anno Mille sulle basi di una Torre romana del 3 sec. a.C., oggi è suddivisa in due ale , una rinascimentale , l'altra a foggia di fortezza militare.
Durante la visita guidata diurna - un percorso storico nel Castello di Montebello adatto a ogni età - si vedono tutti gli ambienti del maniero e si ammirano mobili che spaziano dal 1300 al 1800 fabbricati come pezzi unici (sfoggiati). Inoltre, viene narrata la leggenda di Azzurrina con la spiegazione delle ricerche fatte nel tempo. Concludono la visita le registrazioni fatte dal 1990 in poi.
La visita guidata notturna è invece adatta solo ad un pubblico adulto. Non è indicata per bambini. Si affronta soprattutto l’aspetto del paranormale nella rocca. Si trattano gli aspetti più truci ed oscuri del Medioevo.
Un po' di storia
Montebello risulta interessante da un punto di vista storico perchè le sue origini risalirebbero all'epoca preromana: sembra che i primi abitanti di questo sito fossero popolazioni celtiche e che, ai piedi della rupe, sembra esistesse un loro luogo di culto.
La prima costruzione in muratura è di epoca romana (III secolo), una torre a pianta quadrata, ora inserita nella struttura del castello. L'insediamento altomedievale successivo portò in eredità il nome latino Mons Belli (Monte della guerra).
Le prime notizie del castello si hanno grazie ad un documento notarile datato 24 settembre 1186, quando il castello venne venduto da Ugolinuccio di Maltalone a Giovanni Malatesta.
I Malatesta dotarono il castello di fortificazioni, trovandosi al confine con il territorio dei Montefeltro, nemici storici della famiglia riminese. Nel 1393 i Montefeltro, con un audace colpo di mano, riuscirono ad espugnare la fortezza. Nel 1438 Sigismondo Pandolfo Malatesta riuscì a riconquistarla. Ma la fortuna militare del Malatesta declinò fino a quando, nel 1462, venne sconfitto a Pian della Marotta, presso Senigallia, per mano dell'esercito pontificio inviato da Papa Pio II(Piccolomini) e guidato da Federico da Montefeltro. In seguito alla sconfitta, Montebello fu infeudata nel 1464, dai Conti Guidi di Bagno.
Da allora la famiglia dei Conti Guidi è tuttora proprietaria della Rocca. Dopo il Cinquecento la fortezza subì degli interventi per adattarla a dimora nobiliare. Rispetto alla struttura del 1464, i Guidi hanno ristrutturato un'intera ala del castello ad ala nobile.
Tra il 1968 e il 1973, il castello ha subito un grande intervento di restauro per ripristinare la rocca dagli ingenti danni dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale ed è poi diventato un museo a partire dal 1989. Dallo stesso 1989 è aperto ai visitatori ed è inserito tra i monumenti di patrimonio nazionale italiano per il suo alto valore storico.
Fantasmi & leggende
La storia di Azzurrina è la storia di Guendalina, bimba dagli occhi color cielo, figlia di un certo Ugolinuccio o Uguccione, feudatario di Montebello, la quale nel 1375 fu la protagonista di un triste fatto di cronaca.
Era il 21 giugno quando, nel nevaio della vecchia Fortezza, la bimba scomparve e non venne mai più ritrovata. Questa in breve è la sua storia che, tramandandosi oralmente per circa 3 secoli, si arricchì di elementi di fantasia. Ma perché se ne parlò tanto?
Il motivo lo apprendiamo da una Miscellanea di racconti della Bassa Val Marecchia, frutto di un gusto seicentesco per le fabulae popolari. La penna di un raccoglitore di storie del XVII secolo fermò così, su carta, il lungo volo di quella che, ormai, era già una leggenda: Azzurrina.
“… aveva gli occhi color del cielo e i capelli chiari coi riflessi azzurrini …”
Da qui, dunque, deriva il soprannome di Guendalina e la sua suggestione, da un ‘vero’ fenomeno che, se visto più da vicino, si scopre risultato di una tinta venuta male, perché la bambina nacque, in realtà, con capelli bianchi: albina. La diversità dell’altro è una cosa che non di raro spaventa l’uomo, oggi come un tempo. Il sospetto poi, portato all’estremo, conduce a volte, a credere in estremi rimedi. Eliminare il diverso e con esso ciò che rappresenta, può essere visto come una soluzione.
Fu allora, per difendere (o nascondere) la figlia che i genitori le tinsero i capelli, ma il bianco dell’albinismo non trattiene il colore, reagisce al pigmento diventando azzurro. Ecco spiegato lo ‘strano’ caso e l’appellativo ad esso legato. Eppure, il fascino che ancora esercita sui molti visitatori del Castello, sui produttori di trasmissioni televisive, sui semplici curiosi, rimane riposto nell’arcano.
Cosa spinge tanta gente a percorrere le tortuose strade della millenaria rupe, per giungere in fine alla Rocca di Mons Belli? Per scoprirlo riprendiamo il manoscritto seicentesco e continuiamo a leggere:
“… e si narra che, allo scadere del solstizio estivo di ogni lustro, un suono proveniente da quel sotterraneo cunicolo si faccia ancora sentire.”
Siamo nel 1990, il Castello è aperto a Museo da appena un anno, ciononostante, la leggenda è già di dominio pubblico. C’è chi si schiera subito a sostenerla ciecamente, chi la contesta, molti la temono, altri la deridono, ma tutti ne parlano.
Allora, il 21 giugno di quell’anno, tecnici del suono interessati a tali episodi effettuano le prime registrazioni. Le apparecchiature sono sofisticate. Tutte le frequenze vengono incise. In sede di studio si procede all’ascolto: tuoni, uno scrosciare violento di pioggia, poi... un suono.
Anno 1995. Sempre 21 giugno. Nuove registrazioni. Stesso suono.
Anno lustro 2000. Ancora 21 giugno. Ancora il solstizio estivo e, ancora, quel suono che si ripete.
Anno 2005... e la leggenda continua a stupire studiosi e ricercatori, si aggiungono immagini negli anni successivi e le ricerche continuano...
Ai turisti in visita alla Rocca vengono fatte ascoltare tutte le registrazioni. Le reazioni rimangono tuttora le più diverse, se non addirittura contrastanti. Ad alcuni sembra un pianto di bambina, ad altri una risata, molti dicono di sentirci una voce, di distinguerci una parola, tanti altri sostengono di non sentirci né più né meno che vento e pioggia nel temporale.
Lasciando libera l’interpretazione, ognuno può formarsi un personale giudizio.
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