Chiesa di Sant'Antonio Abate in Montemaggio
Fortemente desiderato dalla Comunità di Montemaggio per dare maggior lustro alla propria terra e per provvedere ai bisogni spirituali, il complesso conventuale fu edificato nella seconda metà del Cinquecento, scegliendo come sito il colle chiamato Monte Via, nella pievania di Pieve Corena, in territorio di Montemaggio, l’antico castrum Montis Madii.
Il convento, che appartenne all’Ordine francescano dei Minori Osservanti, venne fondato con lettera apostolica di Papa Paolo III il 20 dicembre 1543. Il 2 agosto 1546 P. Sebastiano da Pietramaura benedì la prima pietra; nel 1554, venne ultimata la costruzione della chiesa, solennemente consacrata da Mons. Francesco Sormani Vescovo di Montefeltro il 31 agosto 1567. I tempi di realizzazione del convento non furono altrettanto brevi; per mancanza di fondi si dovette attendere il gettito cospicuo dello stesso Vescovo, il quale nel 1582 donò 310 scudi in memoria della propria madre Caterina. Tra il 1582 e il 1587 il cenobio venne ultimato e disposto per accogliere una comunità di dieci frati. Nel secolo XVII, oltre ad ospitare visitatori e pellegrini, fu sede di una infermeria, di una biblioteca e di una prestigiosa scuola di studi filosofici. Le condizioni del complesso migliorarono notevolmente nel secolo successivo, come testimonia nel 1732 una relazione storica di P. Antonio da San Marino, guardiano del convento.
La chiesa dedicata a S. Antonio abate è ad unica navata, ha ampia abside rettangolare, ed una cappella laterale dedicata al Santissimo Crocefisso. L’ingresso è preceduto da un nartece sorretto da sette colonne di riutilizzo, provenienti dal chiostro inferiore del convento. Entrando, il sacro luogo mostra immediatamente tutta la sua barocca sfarzosità con ricchi fregi, eleganti cornici, lucenti dorature e pregevoli pitture. Sulla destra è inserita la cappella laterale del SS.mo Crocefisso; al suo interno sono custoditi: il crocefisso ligneo policromo, dono di una Duchessa di Urbino, da identificarsi in Lucrezia d’Este (m. nel 1598), attribuito allo scultore napoletano della seconda metà del 1500, Francesco Mollica e le spoglie della martire romana S. Apricia, portate dalle catacombe di Roma nel 1844.
Proseguendo verso l’abside, una nicchia con la statua del Santo francescano Pasquale Baylon precede due altari laterali riccamente decorati, dedicati alla Madonna del Rosario e a San Francesco. Giunti nella zona absidale, divisa dalla navata da una balaustra in marmo del sec. XVIII, spiccano l’altare maggiore intitolato a Sant’Antonio Abate ed il coro ligneo, intagliato nel 1772 da due maestri ebanisti urbinati Morcioni e Mazzaferri. Tornando verso l’uscita, si incontrano altri tre altari dorati, intitolati a Sant’Antonio da Padova, all’Immacolata Concezione e a San Giuseppe con pala attribuita al pittore Bartolomeo Giorgetti di Pennabilli (sec. XVII).
Fra gli ultimi due è situata una nicchia, dirimpetto all’altra, con la statua di San Vincenzo Ferreri protettore della campagna. In alto, sopra al portone d’ingresso è posta la corale lignea decorata da Vincenzo Loppi nel 1782, sulla quale è situato un organo del 1725. Volgendo ancora lo sguardo verso l’alto, si può ammirare il pregevole soffitto a cassettoni lignei del 1707, con inserite 22 tele dipinte con Santi e Beati dell’ordine francescano (XVII-XVIII secc.).