Borgo di Verucchio
Verucchio è Bandiera arancione del Touring Club Italiano ed è anche uno dei borghi più belli d'Italia.
Una volta entrati nel suo affascinante borgo, si possono ammirare le prestigiose architetture e la sua possente Rocca, che i Malatesta edificarono, diedero avvio alla loro prestigiosa storia basata su fortunose fruttuose conquiste e apparentamenti.
Qui visse Mastin Vecchio, il centenario Malatesta considerato uno dei capostipiti della famiglia, citato da Dante nella Commedia.
Per questo Verucchio viene definita “Culla dei Malatesta”, testimonianza del legame privilegiato della Signoria con questo castello di cui è stata proprietaria per oltre trecento anni a partire dal 1100, in contenzioso con Pennabilli che, come si è detto nelle pagine introduttive, si onora anch’essa di aver dato i natali alla famiglia.
Il dominio dei Malatesta ha permesso il consolidamento delle strutture difensive, lo sviluppo di quelle abitative, ampliando il borgo che si è arricchito di edifici sacri e opere civili.
L’impianto medievale, che la passeggiata nel centro storico mette in risalto, conferma quanta parte abbiano avuto i suoi Signori alla crescita di questo luogo che, anche nei secoli successivi, ha goduto di sviluppo e prosperità, oggi fondamento della sua vocazione culturale e turistica.
Al centro della piazza Malatesta si affaccia il Palazzo del Municipio, che ha rimpiazzato nel 1895 parte di quello più antico detto Ripa andato distrutto. Nel Palazzo del Comune, sono conservate pregevoli opere pittoriche.
Nella sala consigliare, di recente restaurata sono esposti due grandi pannelli con “Il trionfo di Galatea” e “Venere e Adone” opera attribuita ad Ignazio Stern; alla scuola bolognese di Carlo Cignali (1628 – 1719) sono attribuiti due ovali con figure femminili, “La pittura” e “La scultura“.
È esposto in Comune anche il paliotto in scagliola policroma (1746), opera di un artista locale. Sulla piazza sorgono altri interessanti palazzi storici: il settecentesco palazzo Giungi – Morolli, il neoclassico palazzo Bedetti e poco distante, in via dei Martiri, il palazzo Pecci, caratterizzato da un importante colonnato, anche quest’ultimo di stile neoclassico.
Oltre alla Rocca Malatestiana a Verucchio esisteva un'altra Rocca dei Passerello sui cui resti è sorto nel 1600 il Monastero delle Monache di S. Chiara. Adiacente alla rocca è stata ricostruita con i materiali originali l'antica porta d'ingresso abbattuta in parte nel 1964. Da essa prende l'avvio il percorso attraverso il borgo medievale lungo le mura fortificate di S. Giorgio.
Le Mura del Fossato - che si possono percorrere partendo dalla Chiesa di S. Agostino - sono state opportunamente restaurate e danno un'idea precisa delle strutture difensive edificate in epoca malatestiana.
Un po' di storia
Verucchio ha origini antichissime che risalgono alla Cultura villanoviana, e nel Medioevo, periodo in cui diviene culla della Signoria dei Malatesta.
Se ad evocare il potere della famiglia malatestiana è l’imponente Rocca, la lunga esperienza dei Villanoviani è raccolta e valorizzata nel locale Museo Civico Archeologico, all’interno dell’ex Monastero di Sant’Agostino, edificato nel XII secolo e ampliato nel XVII con la costruzione della Chiesa e delle filande.
Le tantissime tombe villanoviane, gli scavi ancora in corso e i reperti custoditi nel Museo Civico Archeologico, presso il Monastero di Sant’Agostino, evidenziano la presenza qui, dall’XI al VII sec. a.C., di una civiltà, che ormai sono in molti a definire Verucchiese.
Ciò per la ricchezza dei manufatti rinvenute nelle tombe e nei fondi di capanne, la complessità della vita della comunità, che certo sono confacenti alla civiltà villanoviana, progenitrice di quella Etrusca, ma qui è così spiccatamente elevata e perfezionata di indurre a definirla come autonoma dai popoli simili.
Il matriarcato, i commerci con l’Oriente, con i Balcani, l’antica Grecia da cui provengono i vasi fittili rossi o neri, le terre del Nord sul Baltico da cui proviene l’ambra qui rinvenuta in grandissima quantità e lavorata alla stregua degli orafi moderni; i riti funebri e le sepolture del popolo progenitore degli Etruschi sono elementi di grande fascinazione su cui c’è ancora tanto da scoprire.
Il Mastin Vecchio citato da Dante Dalla splendida Rocca Malatestiana domina molta parte della Riviera Adriatica, dai lidi ferraresi al promontorio di Gabicce. Risalente all’XI secolo, è detta Rocca del Sasso per la sua posizione sull’alto sperone roccioso. La sua importanza storica, oltre che architettonica, sta nel fatto che fu luogo di nascita del Mastin Vecchio citato da Dante nella Commedia.
E il Mastin Vecchio è il capostipite della Signoria dei Malatesti o Malatesta, come si usa chiamarli oggi. Da qui Malatesta da Verucchio detto anche “il Centenario”, partì alla volta della conquista di Rimini, della quale fu poi apprezzato governatore.
L’avanzata vecchiezza, insieme alla ferocia e alla determinazione del condottiero, certo in qualche modo comune a quasi tutti i signori del suo tempo, fece il resto nel contribuire all’appellativo di Mastin Vecchio.
Fantasmi & leggende
A Verucchio, in particolari notti invernali, la tradizione tramanda che appaia il carro fantasma dei Malatesta che, trainato da buoi, percorre il paese per poi cadere giù per la discesa che porta al fiume. E salendo ancora si arriva ai ruderi di quella che fu l’antica Maiolo, dove castello e rocca furono distrutti nel 1700 da una frana che li fece rovinare verso valle in seguito a un violento nubifragio, mentre secondo la leggenda fu a causa della punizione divina inflitta per via del ballo angelico che vi si praticava.
Alcune di quelle anime dannate vagano ancora senza pace e nel bosco sottostante si narra di strani avvistamenti di figure danzanti, alla luce della luna piena.