Castello Malatestiano di Coriano

 Coriano con la sua fortificazione sorge in un luogo  isolato. Coriano era un centro fortificato documentato già dalla fine del XII secolo, dotato di magistrature proprie, con un ampio territorio, collocato in lieve collina (102 metri sul livello del mare), dalla quale tutt’ora si può godere della vista del suo vastissimo e delizioso panorama immerso nella natura dell’entroterra romagnolo.

Il castello o castrum è una fortificazione abbastanza particolare, infatti non è una rocca costruita ad uso esclusivamente militare o residenziale per un unico signore, ma non ha nemmeno le dimensioni di un paese fortificato. L’impianto del castello, di cui restano imponenti le rovine su di un rialzo naturale , si trova fuori dall’attuale centro abitato moderno.

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Oggi sopravvive un’importante porta torre portaia, dotata già di un ponte levatoio e sormontata da una torre quadrangolare con stemma e tracce dei beccatelli e merlature sulla sommità. Ancora visibili sono un primo e un secondo tratto di mura, facenti parte di una cinta poligonale irregolare e una seconda porta con arco a sesto acuto.

A Coriano durante il  restauro del castello, si è proceduto ad una tra le poche indagini scientifiche mai eseguite sui complessi fortificati. Un piano di recupero attento alla conservazione ha restituito a Coriano, un complesso fortificato di grande valore storico. Si sono rinvenuti notevoli resti strutturali e materiali dagli scavi del castello: ceramiche, vetri, materiali metallici, armi, monete, tutti elementi che aiutano a conoscere meglio la vita all’interno del castello, allestiti in mostra permanente in una casa del castello.

Coriano è in possesso della famiglia di Carpegna fino al 1209, quando passa alla chiesa ravennate, che a sua volta affitterà il centro fortificato ai Malatesta, nel 1356. Per un certo periodo il Castello di Coriano è stato uno dei complessi fortificati più importanti della zona, grazie ai consistenti lavori di ampliamento iniziati da Roberto Malatesta nella seconda metà del Quattrocento. Roberto  Malatesta modifica l’assetto dell’intera fortificazione, rifacendo il muro di cinta, ampliandone il perimetro e costruendo nuovi bastioni.

Dal 1504, Coriano subirà diversi passaggi di mano, prima da parte dei Veneziani, verrà poi saccheggiata e in parte distrutta dagli Spagnoli nel 1512, poi diventa possesso di papa Clemente VIII, che lo assegna ai Fratelli Sassatelli di Imola e infine diventa possedimento del Comune di Rimini nel 1605.

Nel XVI il piccolo castello è abitato da contadini, ma al suo interno si trovano anche artigiani, si ha notizia di un chirurgus, di un calzolaio e di un prete.

In seguito al  terremoto del 1672 il castello riporta danni e successivi segni di degrado, che portano il consiglio della comunità ad intervenire con l’abbassamento delle mura, nel 1728.

Nel 1805 Coriano viene dichiarato comune di terza classe ed il castello ospiterà le carceri.

Nel 1882 il castello subì un incendio.  In seguito le sue fortificazioni,  gravemente danneggiate,  sono sopravvissute al logorio del tempo e alle devastazioni subite durante la Seconda Guerra Mondiale  del 1944, quando nello sfondamento della Linea Gotica tedesca Coriano è rasa al suolo e ridotta a un cumulo di macerie.

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Un po' di storia

Già dall'XI-XII secolo, il Castello di Coriano risulta essere una delle più importanti fra le numerose fortificazioni di un'area del riminese dalle precarie condizioni di sicurezza e di denso popolamento. Nel 1209 Coriano passò dai Carpegna alla Chiesa ravennate e la struttura risultava già particolarmente antica. Nel 1356 il     Castrum Coriliani    fu ceduto  dall'allora proprietario, la Curia di Ravenna, alla famiglia dei Malatesta, signori di Rimini.  

La prima cinta muraria fu realizzata nel corso del XIV secolo, insieme ad ulteriori elementi architettonici di difesa, ma gradualmente comparirono anche edifici pubblici: nel 1421 venne edificata una casa del comune, poi dotata di capitano, notaio ed assemblee pubbliche.

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La costruzione dell'attuale Rocca si colloca alla metà del XV secolo  . La Rocca non fu concepita come residenza, bensì come struttura militare, in cui sostarono condottieri come Giovanni da Tolentino (1442), Bartolomeo Colleoni (1444) e Braccio da Montone (1446).

 Federico di Montefeltro nel 1461 occupò la fortificazione ma già nel 1463  Sigismondo Malatesta riusci a tornarne in possesso .

 Dal 1469 Roberto Malatesta ed il figlio Pandolfo IV rinnovarono la struttura. Roberto, in particolare, ampliò il perimetro delle mura e le dotò di nuovi bastioni.

 Fra il 1504 e il 1509 il castello è posseduto dai Veneziani e il Provveditore Malipiero nella sua relazione sullo stato di Rimini del 1504 lo descrive come: castello lontano da Arimino miglia 8, circondato da muro con scarpa alta passa 7, el corredore alto piè volgi passa 194. In dicto castello abita famiglie 3. Ha una porta.  

Nel 1512 si segnala il saccheggio delle campagne circostanti da parte delle truppe spagnole, che bruciarono anche la porta del castello. Nel 1528 papa Clemente VIII concesse  il Castello  ai Sassatelli di Imola, che vi mantennero il loro controllo sino al 1579-80, dopo di che esso tornò alla Camera Apostolica, poi, dal 1605, al Comune di Rimini.

La struttura oggi visibile risulta aver superato, nella sua lunga storia, diverse contingenze sfavorevoli: un terremoto nel 1672, un incendio nel 1882 e lo sfondamento della Linea Gotica nel settembre 1944, che lasciò illeso solo il 2% del patrimonio edilizio privato corianese.

Negli anni 1999-2000 il castello è stato oggetto di importanti lavori di restauro e risanamento sotto il patrocinio della Soprintendenza e delle Belle Arti.    

Lo stemma in pietra della  famiglia Sassatelli che abitò il castello tra il 1528  e il 1580,  è  incastonato sopra la porta di accesso  del castello  ed è lo stemma tuttora del Comune di Coriano: "Tre monti d'argento accostati in campo azzurro: quel di mezzo più alto cimato di cuore d'argento; due laterali sormontati da giglio d'oro; il tutto entro una corona a tre fioroni e due punte" , come risulta attualmente nel gonfalone comunale. 

Dagli atti consigliari si evince che la piazza del castello veniva utilizzata come un campo da gioco o come luogo di incontri.

Si giocava a "piastrelle", ( una specie del gioco delle bocce) , un divertimento molto in voga se il Consiglio sentì la necessità di proibirlo, visti i danni provocati alle mura del castello e delle abitazioni.  

Venivano organizzati i "trebbi" , intrattenimenti serali con balli e declamazioni di versi che duravano fino a tarda notte, dove, approfittando della distrazione generale, c'era chi si dedicava ai furti e fu proprio per questo che il Consiglio ostacolò anche questa pratica.

Diffuso anche il gioco della Palla o del Pallone che si svolgeva nei fossati e nei dirupi attorno al castello . Il gioco venne vietato quando i fossati furono concessi per fare orti e canneti. Ma, in barba al divieto, si continuò a giocare  tanto che  negli atti consigliari  vengono registrati danni a queste colture ad opera dei giocatori anche nel secolo successivo 

 

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