Casa museo Sandro Colarieti museo archeologico Uguccione della Faggiola

Custode della memoria del luogo, è la Casa-Museo Sandro Colarieti: qui sono le testimonianze archeologiche a raccontare la storia di questa terra non lontana dalle sorgenti del Marecchia e del Tevere, area di crinale che in età romana ha visto crescere municipia quali Sassina (nella valle del Savio) e Sestinum (nella valle del Foglia).


Gli oggetti confermano una frequentazione del territorio montano già in epoca preistorica: fin dal Paleolitico l’uomo ha lasciato tracce della sua presenza nelle pietre scheggiate e nelle punte di freccia, indizi dell’attività della caccia. A documentare gli insediamenti rurali di età imperiale sono le sepolture scoperte in località Pescaia e Calanco che hanno restituito vasellame e lucerne con il bollo del produttore. Ai materiali funerari si aggiungono rinvenimenti dell’età repubblicana e dei primi secoli dell’Impero: ceramica da mensa e da cucina, mattoncini di pavimenti in cotto, oggetti in bronzo, lucerne, pesi da telaio, monete.


Curiosa l’impronta che un sandalo borchiato ha lasciato su di una tegola prima della cottura; significativa l’attestazione di un glirarium, il contenitore in terracotta in cui venivano ingrassati i ghiri, prelibatezza della cucina di Apicio.
Un ritrovamento che trova riscontri anche in altre località del territorio e nella vicina Sestino, a conferma di un allevamento domestico diffuso in epoca romana. Sono i frammenti della quotidianità, del vissuto dei piccoli abitati dell’alta valle (oltre a Casteldelci, Ponte Messa, Pennabilli, Maciano) che alla prima età imperiale legano il momento più attivo.


Nella “Casa Museo” sono state affiancate le nuove sezioni dedicate alla storia recente del territorio, con particolare riferimento al secondo conflitto mondiale. 

In esse viene rappresentata la vita nella vallata prima e durante la guerra, ponendo particolare attenzione ai tragici eccidi che hanno insanguinato il territorio dall’aprile al luglio del ‘44, in primo luogo la strage di Fragheto.

Chi ha ideato le sezioni, ospitate nel piano nobile e al piano superiore, ha cercato di ricreare fedelmente il contesto storico e animarlo con effetti originali, suggestioni luminose e acustiche decisamente innovative immergendosi in un percorso multimediale di tipo emozionale e intellettivo.

Ciò è tradotto in parole, suoni, proiezioni, mapping sui muri, piccole situazioni visive sugli scaffali, oggetti, immagini e fotografie d’epoca atte a stimolare il visitatore alla comprensione delle vicende ricordate e rappresentate. Sulle pareti a lato delle scale che conducono al livello superiore è stata disegnata la linea temporale degli eventi, dal 2 aprile fino al 31 luglio 1944, in cui si sviluppa una narrazione che si completa nelle due ultime sale.

In un armadio a muro collocato a metà percorso sono stati collocati e sono consultabili documenti riguardanti le formazioni partigiane che operavano in zona, i reparti tedeschi responsabili delle stragi, unitamente alle milizie fasciste fiancheggiatrici. Sui muri delle due stanze superiori disegni e graffiti mappano i luoghi degli eccidi. Un angolo con panche, sedie e tavolino induce a sostare per riflettere sull’esperienza vissuta all’interno del museo.

Qui si può scriverne e depositare il proprio pensiero in una vasca collocata sul pavimento. I curatori del Museo ritengono importante far interagire i visitatori con i materiali e i documenti esposti affinché la visita, per quanto attenta, non si traduca in atto puramente passivo. Per questo hanno adottato soluzioni funzionali all’approfondimento storico.

All’interno degli armadi a muro e nelle nicchie si possono trovare documenti d’epoca in fotocopia, fotografie, lettere dal “fronte”, pagelle scolastiche, tessere annonarie, tutti materiali da leggere e consultare. Ed altre informazioni sono fornite da apparecchi telefonici e congegni acustici che si attivano sollevandoli.