Ambiente naturale e lavoro dell’uomo: tradizione e attualità nell’economia dell’alta Valmarecchia.

Escursione di una giornata.


Risalire il corso del Marecchia lungo i Comuni del Montefeltro, offre la sensazione di un viaggio nel tempo. In un paesaggio mosso da alture in cui svettano speroni rocciosi a dominare la valle, la vista si perde tra verdi pascoli e fitti boschi.

Riaffiorano scenari e sentieri che i nostri antenati hanno calcato negli spostamenti stagionali legati alla pastorizia e allo sfruttamento delle risorse dei boschi. Attività che ancora oggi caratterizzano le zone più interne della Valmarecchia, laddove un ambiente selvaggio preserva le condizioni per l’allevamento degli ovini, la caccia (in primo luogo al cinghiale), la raccolta dei prodotti del bosco in un paesaggio incontaminato.


Le risorse del territorio sono oggi rappresentate da eccellenze gastronomiche quali il tartufo di Sant’Agata Feltria, i saporiti pecorini, il pane che esce dai forni di Maiolo, le carni prelibate, i frutti del bosco, l’ottimo miele: prodotti apprezzati nelle fiere che animano i paesi della valle, custodi dei saperi e delle fatiche degli uomini che hanno popolato queste terre “di confine”. 

 

Nel comune di Novafeltria incontriamo

  • il centro minerario di Perticara, noto per aver fin dall’antichità (e fors’anche dall’epoca romana) affiancato all’economia agricola quella dell’estrazione dello zolfo.
  • Il locale Museo Storico Minerario, il Sulphur, nell’intento di documentare l’attività estrattiva conclusasi nel 1964, ha affidato ad un interessante percorso museografico il racconto di una storia intessuta di sacrifici, fatiche e pericoli. Importante esempio di archeologia industriale, il Museo si propone come punto di riferimento per quanti desiderino “esplorare” l’esperienza della miniera, uno spaccato di conoscenze geologiche, industriali, economiche che fanno da sfondo a tante vicende umane.

 

Chi, risalendo la valle, voglia spingersi fino a Casteldelci, tra le terre di Toscana e di Romagna, resterà ammirato dalla bellezza del paesaggio e dall’atmosfera sospesa del borgo che diede i natali a Uguccione della Faggiola, il condottiero ricordato da Dante.

 

A fare da cornice all’abitato in pietra e alle architetture testimoni della sua fortuna medievale, è una natura rigogliosa e amena, un silenzio interrotto dallo scorrere del torrente Senatello, affluente del Marecchia, e da rare voci.

Custode della memoria del luogo, è la Casa-Museo S. Colarieti: qui sono le testimonianze archeologiche a raccontare la storia di questa terra non lontana dalle sorgenti del Marecchia e del Tevere.

Gli oggetti confermano una frequentazione del territorio montano già in epoca preistorica. A documentare gli insediamenti rurali di età imperiale sono le sepolture scoperte in località Pescaia e Calanco che hanno restituito vasellame e lucerne con il bollo del produttore. Ai materiali funerari si aggiungono rinvenimenti dell’età repubblicana e dei primi secoli dell’Impero: ceramica da mensa e da cucina, mattoncini di pavimenti in cotto, oggetti in bronzo, lucerne, pesi da telaio, monete.

 

Archeologia e natura delineano dunque l’anima più antica del Montefeltro, un’eredità che si coniuga con tradizione, arte e creatività dando vita a luoghi magici e densi di fascino: così a

  • Talamello, ove nel Museo-Pinacoteca si incontra l’opera artistica di Fernando Gualtieri;
  • Sant’Agata Feltria, ove la cultura rurale si rinnova nell’artigianato locale e un luogo simbolo della storia medievale apre le sue stanze a forme espressive del contemporaneo;
    Pennabilli, ove la storia incrocia la poesia e il genio di Tonino Guerra.
    …Ma questi sono altri itinerari da raccontare….

 

Tratto da Ariminum e i percorsi archeologici nel riminese